Che in Italia, il paese delle mille meraviglie, il paese che dispone di un patrimonio artistico e culturale unico e invidiato in tutto il mondo, per gli occhi e la sensibilità di tutti ancora prima che secondo l’Unesco e tutte le classifiche internazionali, è una cosa anche difficile da pensare o da immaginare.
Il nostro patrimonio artistico e culturale non ha eguali in nessun altro luogo del pianeta e se siamo soltanto al quinto posto per afflusso turistico (fino agli anni ’70-’80 eravamo al primo posto) e lasciamo andare in rovina i nostri capolavori è, come abbiamo detto anche in altre pagine del sito, per colpa (e talvolta dolo) sia di una burocrazia che frena, uccide, deprime spesso (anziché incentivare, ma forse la stessa essenza di burocrazia non può incentivare) le iniziative di investimento, promozione, recupero e rilancio dei siti d’arte e del patrimonio culturale, sia per la mancanza di un livello almeno decente di organizzazione – con la burocrazia cancro, tumore, deficienza e grave insufficienza (almeno in questi ambiti) del nostro paese -, sia per l’ancora scarsa coscienza (nelle amministrazioni come nella popolazione) dell’immenso valore, sotto tutti i punti di vista (sia economico e finanziario, sia come fattore di salute e benessere psicologico), del nostro patrimonio artistico e culturale e della ricchezza ulteriore che ne può derivare.
Il patrimonio artistico e culturale dell’Italia è il nostro petrolio e il nostro oro: dovremmo valorizzarlo in tutti i sensi e metterlo a reddito, sia attraverso un’organizzazione dei siti artistici e culturali finalmente efficiente, integrata (fare sistema), fondata sulla lungimiranza (e non sull’emergenza com’è oggi, allorché si interviene solo dopo il danneggiamento di un capolavoro o il crollo di una casa a Pompei) e su prospettive sicure di ritorno in ricchezza e benessere.
In questo senso, prendendo spunto da quanto scriviamo nella nostra pagina per una dignità economica e un lavoro garantito (o obbligatorio, per i disoccupati) come leva fondamentale per ricevere il sussidio minimo esistenziale di € 500, proponiamo di rendere “obbligatoria” – almeno per chi non ha già un lavoro -, o comunque garantita e diffusa la misura già esistente del SERVIZIO CIVILE (oggi, fra l’altro, il servizio civile è già pagato quasi quanto la cifra minima di sussistenza che proponiamo noi).
Un “SERVIZIO CIVILE GARANTITO E DIFFUSO” non soltanto renderebbe tutte le persone inserite socialmente, offrendo a tutti diverse opportunità di relazioni sociali, un livello minimo di denaro, una minima autosufficienza e indipendenza dai genitori o dagli altri, un’autostima conseguente, evitatando così le patologie, spesso foriere di drammi e tragedie, derivanti dalla disoccupazione, ma per i più giovani potrebbe anche rappresentare una vera e propria scuola pratica di come si sta al mondo, di quanto è psicologicamente fondamentale (per la salute e il benessere psichico) sentirsi utili (per qualcosa o per gli altri), sull’importanza di aderire e rispettare un obbligo (che forma il giovane adolescente in adulto e ne fa un essere umano più consapevole e più totale).
Le varie amministrazioni pubbliche, l’amministrazione dello stato nei suoi vari livelli (non solo quindi le soprintendenze museali o culturali, o dei beni artistici e architettonici) avrebbero così a disposizione un vero e proprio esercito di persone (non più disoccupate e disperate, ma davvero utili e al servizio della collettività e del recupero e gestione del nostro straordinario patrimonio artistico e culturale) per la custodia dei musei, la riapertura di quelli chiusi per mancanza di fondi – la chiusura, ad esempio, degli Uffizi il 1 Maggio o in alcuni giorni di festività è un’assoluta indecenza! -, l’ausilio dinamico e attivo nei vari servizi per i turisti, il turismo e l’ospitalità, la pulizia e il decoro dei luoghi d’arte e delle nostre città in genere, la creazione, ricreazione, crescita e rilancio culturale del nostro paese.