IN MATERIA DI ASSISTENZA SANITARIA
Una visione della politica che parta dal paradigma della salute e del benessere – criteri di gran lunga più importanti del PIL (che peraltro, come tutte le cose, è naturale che non possa crescere sempre, avere sempre segno positivo) – considera i dettagli come elementi importanti e talvolta fondamentali della qualità della vita e delle cose. Così, in materia di assistenza sanitaria, proponiamo un’organizzazione articolata in tanti piccoli ospedali e presidi sanitari sul territorio (stesso principio di capillarità organizzativa sul territorio che anima la nostra figura del Sindaco di Strada), anziché distanti (in km e nei sentimenti degli utenti) grandi ospedali concentrati solo nei capoluoghi. I grandi ospedali debbono ospitare le emergenze che richiedono interventi di alta specializzazione, ma per il resto l’organizzazione sanitaria dev’essere efficiente e presente su tutto il territorio. I piccoli ospedali o presidi sanitari debbono essere concepiti e costruiti secondo criteri di massima qualità e benessere, in piena concordanza con le necessità, spesso non dichiarate dal paziente, di privacy e di riservatezza. Un ambiente che infondendo voglia di vivere aiuti davvero la cura, la guarigione e il ristabilimento, anziché ostacolarli, come non di rado accade negli ospedali. Perciò, fatto salvo che la durata del ricovero (meglio sempre se breve, perché generalmente, anche se non sempre, a casa propria si tende a stare meglio e a ristabilirsi più facilmente con l’aiuto delle proprie abitudini; ovviamente solo se queste sono positive e non fattore patogenetico) proponiamo sistemazioni in camere al massimo con due persone e sempre con caratterstiche omogenee e simili per età, sesso e tipo di patologia. Le stanze a più letti, come concetto e in pratica, dovranno servire al massimo per affrontare particolari emergenze o patologie ad alta densità e diffusione presso la popolazione e che pertanto richiedono più posti letto del solito.
In questo ambito, si propone inoltre IL DIVIETO PER LE AZIENDE FARMACEUTICHE, O CHE OPERANO IN CAMPO SANITARIO, DI ESSERE QUOTATE IN BORSA.
Lo stesso vale (e lo diciamo qui anche se si tratta di altri ambiti o contesti) anche per tutte le società sportive, a partire dalle società di calcio (già scandalosamente quotate in borsa), o per tutte quelle operanti in settori – vedasi ad esempio le aziende che imbottigliano e distribuiscono l’Acqua – dove i criteri di quotazione finanziaria di borsa sono del tutto incompatibili con quelli di generalità del bene comune propri dello specifico contesto in cui opera l’azienda; oltre alle aziende che si occupano dell’Acqua, lo stesso discorso vale quindi anche per quelle che operano nel rapporto diretto con le risorse dell’Ambiente e del Territorio (es. imprese consortili, smaltimento rifiuti, etc…).