DECENTRAMENTO:
Organizzazione amministrativa e istituzionale

Il Decentramento è la chiave di una buona, ottimale, organizzazione amministrativa e istituzionale. Senza decentramento lo Stato non funziona e con esso non funzionano né i servizi, né vi è la necessaria attenzione alla cura personale dei singoli cittadini.
Perciò l’architettura dello Stato Italiano che immaginiamo si fonda sul pilastro fondamentale del Decentramento.
In buona sostanza, lo Stato centrale dovrebbe avere la funzione di coordinamento fra le varie realtà autonome (autonomie) locali (comuni, regioni) e di dare direttive sulle politiche nazionali da seguire. Gli enti locali devono essere messi nelle condizioni finanziarie di poter lavorare e dare i servizi e le soluzioni necessarie ai problemi dei cittadini, solo così questi, avendo soddisfazione rispetto alle proprie necessità e bisogni, ritroverebbero fiducia nella politica e negli amministratori – è questa del resto la vera malattia della politica oggi in Italia: la crescente disaffezione, che si manifesta anche elettoralmente nella crescente astensione; questa disaffezione, quando non disgusto, è causata proprio dalla fiducia negli amministratori e nei politici ormai costantemente tradita, nelle promesse che si rivelano poi solo parole; e chi seriamente potrebbe continuare a dare fiducia a siffatti imbonitori -. Va ribaltato quindi il paradigma del nostro ordinamento politico: non dev’essere lo Stato centrale più importante, ma i Comuni e ancor prima i quartieri, i rioni, le contrade e le Strade (la prima unità amministrativa sopra i condomini) e così attraverso un forte Decentramento metter in condizione i Comuni di terapizzare i problemi dei propri cittadini, visto e acclarato che i cittadini è ai sindaci ed alle amministrazioni comunali che si rivolgono (almeno sempre in prima istanza), proprio perché le hanno fisicamente più vicine, per risolvere i propri problemi. I Comuni messi in grado finanziariamente di funzionare ed erogare servizi e risposte possono così anche dare attuazione agli indirizzi dello Stato centrale, potendo comunque sempre anche derogare a questi sulla base delle proprie specifiche esigenze e diversità.
L’Italia quindi, come diciamo anche per l’Europa (la nostra visione e proposta di Confederazione Europea), come Stato autenticamente federale, o con-federale, che per essere tale necessita di veder riconosciute le autonomie locali, che poi si con-federano.
Con-federarsi (la parola deriva dal latino “Foedus” = Patto) necessità di realtà autonome che poi si uniscono in Confederazione.
Anche qui in Italia e per l’Italia ci piacerebbe vedere uno Stato Confederale sulla base e ispirazione di quello Elvetico e magari proprio perché confederale, o federale, vedere il nostro Stato efficiente come quello. Il principio funzionale della Nuova Amministrazione Italiana dovrà essere il PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’, ovvero quel principio amministrativo in base al quale se un ente si occupa di una questione, nessun altro ente deve occuparsene. Per ogni materia o singola questione dev’essere specificata precedentemente la competenza, ogni materia o singola questione dev’essere trattata esclusivamente dal singolo Ente dell’Amministrazione di cui la materia o questione è competenza. I Cittadini devono essere indirizzati, informati, “accompagnati”, verso l’Ente che tratta la materia o la questione in cui rientra il loro problema o la loro esigenza. Questo viene determinato dalla specificità della materia: se la questione è una questione esclusivamente locale, andrà trattata esclusivamente dal Comune; se è locale ma di interesse nazionale, andrà trattata di concerto e concordia da Comuni e Regioni o Stato Centrale.
Se è di interesse strategico lo Stato Centrale o la Regione devono (salvo particolarissime e del tutto straordinarie questioni di urgenza/emergenza) sempre trovare l’accordo della comunità locale (Comune).
Le Province vanno finalmente e definitivamente abolite e le Città metropolitane debbono diventare semmai consorzi di servizi dei Comuni che ne fanno parte, non sostituirsi, inglobandoli, i Comuni che ne fanno parte. I singoli Comuni, anche se piccoli, deve rimanere per salvaguardare l’identità psicopolitica, semmai i Comuni per risparmiare o rendere più efficienti alcuni servizi possono consorziarsi.
Il Senato della Repubblica andrebbe abolito e il Sistema parlamentare diventare monocamerale con massimo 500 deputati.
Ogni Comune funzionerà attraverso forme di democrazia partecipata e diretta: ogni strada convocherà almeno una volta all’anno un’assemblea deliberativa (meglio se a cadenza tri o quadrimestrale) sulle questioni della strada (o contrada) ed eleggerà per massimo due anni consecutivi un “Sindaco di Strada” e un “Consiglio di Strada” (con funzioni di governo, Giunta) il cui numero dei componenti dev’essere comunque minore di 12 compreso il Sindaco di Strada.
I Sindaci dei Comuni, anche se eletti direttamente, diverranno così anche coordinatori dei Sindaci di Strada, Contrada, Zona, Frazione, Rione.
In ogni caso il principio su cui ci si deve basare per compiere ogni cambiamento istituzionale, quindi fondamentale, dev’essere quello del “Cambiamento Concordato Precedentemente” (e questo ancora prima di un eventuale riforma votata a larga maggioranza parlamentare o dell’eventuale referendum successivo) in tutto identico al principio della cosiddetta “Sfiducia Costruttiva” necessaria per cambiare, nel sistema politico tedesco, la maggioranza parlamentare che sostiene il governo. Questo principio afferma che senza una nuova maggioranza, non si può abbattere la precedente, altrimenti il paese resterebbe senza governo; allo stesso modo il “Cambiamento Concordato” significa che, ad esempio, prima di abolire le province, occorrerà stabilire a quale ente saranno allocate le risorse e le funzioni specifiche (principio di sussidiarietà) che erano e sono delle province  e quale ente dovrà assumere le persone che vi lavorano, evitando incertezze sulle competenze amministrative o situazioni imbarazzanti e gravi di mancanza o vacanza istituzionale, mancanze di chiarezza ulteriormente letali per la fiducia dei cittadini nelle amministrazioni e nelle istituzioni e per i lavoratori di queste ultime (che ovviamente in preda alla più totale incertezza del loro futuro e dei loro stipendi remeranno contro ogni riforma organizzativa, anche molto migliorativa nei propositi, dell’amministrazione).